Eguaglianza politica delle minoranze e uso manipolativo della razza a fini di redistricting: Merrill v. Milligan come pietra tombale per i majority-minority districts? – D. Zecca

Il consolidamento di una supermaggioranza di ispirazione conservatrice in seno alla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America può forse essere considerato – a oggi – il lascito più significativo dell’amministrazione Trump sullo sviluppo della storia costituzionale del Paese. Lo spostamento dell’asse ideologico del collegio potrebbe accentuare una tendenza allo smantellamento delle garanzie nei confronti delle minoranze etniche o razziali nell’ambito dei processi politico-elettorali che ha contraddistinto la giurisprudenza della Corte sotto la Presidenza del Chief Justice John G. Roberts sin dalla sua nomina nel 2005.

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Abstract: The article discusses the prospective implications of the case Merrill v. Milligan pending before the U.S Supreme Court by retracing the origins of federal judicial review over apportionment and redistricting disputes. More specifically, the text illustrates the principles developed under the Warren Court that enucleated a constitutional claim to political equality, while underlining the efforts to ensure that racial minorities were not unduly prevented from participation in political processes by diluting their electoral weight through racial gerrymandering techniques. The assessment builds on the track record of the Roberts Court with reference to political and voting rights to elaborate some forecasts on the risks underlying the neutralization of §2 of the Voting Rights Act.

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