Definendo il concorso di rimedi: le recenti vicende del “dialogo” tra Corti in materia di diritti fondamentali – B. Sboro

Tanto si è detto in proposito dell’ordinanza di rinvio pregiudiziale ex art. 267 TFUE n. 117 del 2019 della Corte costituzionale. Tale ordinanza ha suscitato in dottrina l’unanime speranza di una stagione di rinnovata collaborazione tra la Corte costituzionale e la Corte di giustizia, a seguito della temuta rottura dei rapporti tra i due giudici con la sentenza n. 269 del 2017, prima tappa della “saga” sulla c.d. doppia pregiudizialità che ha visto la Corte costituzionale prendere posizione sul proprio ruolo di giudice dei diritti protetti ad un tempo sia dalla Costituzione che dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La risposta della Corte di giustizia a detta ordinanza è giunta lo scorso 2 febbraio, dimostrando una sostanziale convergenza di vedute con la Consulta rispetto al c.d. diritto al silenzio nell’ambito delle audizioni condotte dalla CONSOB volte all’accertamento di comportamenti di insider trading. Tale pronuncia rappresenta, assieme all’ordinanza n. 182 del 2020, un nuovo spunto di riflessione sulle conseguenze sistemiche del c.d. “dialogo” tra Corti e della reciproca integrazione tra carte dei diritti.

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